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Queste pagine che sfoglierete rappresentano il nostro tentativo di cercare di dare corpo, rendere visibile, nel suo essere molecolare il complesso e variegato mondo di una agricoltura attenta al territorio, alla ricchezza di saperi e sapori ed alla biodiversità.
Affinché l'agricoltura diventi anch'essa una chiave di questo rinnovamento, che il Parco sta cercando di perseguire, deve superare la sua connotazione di "residuale" per divenire un vero "tassello" multifunzionale, per instaurare connessioni e sinergie tra settori diversi, predisponendo luoghi dove le persone siano incoraggiate a comunicare, a stimolare il senso di appartenenza ad una comunità, a facilitare l'accoglienza e l'integrazione, a mettere in rete pratiche e produzioni locali già esistenti, individuando consumatori, negozi gestiti direttamente dai produttori, fattorie, ristoranti e altre forme di organizzazione collettiva.
L'agricoltura del nostro Parco deve essere capace di far permanere la ricchezza nei luoghi di produzione, di produrre qualità valorizzando le peculiarità locali, di ricercare la biodiversità agricola nell'alimentazione, progettando un modello integrato che generi efficienza, con l'obiettivo di trasformare, a lungo termine, la filiera corta in alternativa strutturale per il governo del territorio, per la gestione del paesaggio, la cura dei luoghi, il riuso delle aree dismesse, la creazione di occupazione.
Per fare un prodotto alimentare sano, ci vuole un ambiente pulito: sembrerebbe banale, ma non capita sempre. Se un campo agricolo è in un'area tutelata, dove gli equilibri naturali sono mantenuti, a guadagnarci sono i consumatori e anche gli agricoltori. Perché suolo, aria ed acqua puliti fanno crescere prodotti più buoni e più sani.
Agricoltori, contadini ed allevatori hanno da sempre protetto gli equilibri naturali. Oggi possono e devono continuare a farlo anche con l'aiuto del Parco… e ci stiamo provando…
La scelta del cibo buono e naturale è un atto di importanza sociale, oltre che un piacere per chi lo compie. Possiamo farlo con un occhio attento alla biodiversità.
Ora io vorrei riprendere quel discorso e cercare di sviluppare quelle conoscenze che legano il territorio al prodotto e ne descrivono e certificano la sua unicità, quello che i francesi chiamano "TERROIR".
Il Commissario straordinario regionale
dott. Agr. Igino Chiuchiarelli