PARCO SIRENTE VELINO

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Salviamo l'Orso - 2003/2007

 

Stato di fatto | Aspetti morfologici | Flora e fauna
Valori storico-culturali | LifeNatura per l'orso

ph. A. Vescovo
Parco Regionale Sirente Velino

 

Stato di fatto
Aspetti morfologici e geologici
Il Parco Regionale Sirente Velino è situato nell’Appennino centrale, in Abruzzo, ha un’estensione di circa 60.000 ha, interamente nella Provincia dell’Aquila. Il Parco si colloca centralmente in un’importante rete di aree protette, che occupa una cospicua porzione degli Appennini. A nord troviamo il Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga che confina, a sua volta con il Parco Nazionale dei Sibillini; a est-sud-est il Parco Nazionale della Majella; a sud il Parco Nazionale d’Abruzzo e la sua fascia di protezione esterna; a sud-ovest il Parco Regionale dei Simbruini, che si trova nella Regione Lazio; a ovest la Riserva Naturale Regionale delle Montagne della Duchessa, nel Lazio; a nord-ovest i Monti Reatini, che sebbene non sia un’area protetta, è un’area di indubbi valori naturalistici. Il Parco Regionale Sirente-Velino, inoltre, ospita al suo interno la Riserva Naturale Orientata del Monte Velino.

Queste aree protette sono collegate da una rete di corridoi faunistici, cioè da un importante sistema di aree che consentono il transito e il movimento degli animali di grossa taglia da un’area protetta all’altra. Il Parco Regionale Sirente Velino è un elemento essenziale del Progetto A.P.E. (Appennino Parco d’Europa), come punto centrale di una grande zona di riqualificazione e protezione ambientale.

Il Parco ospita due importanti gruppi montuosi: il gruppo del Monte Velino e il gruppo del Monte Sirente. Il primo, terza vetta appenninica (2486 m.s.l.m.), è caratterizzato da un’orografia modellata dagli eventi glaciali, con numerose dorsali aperte a ventaglio sui piani carsici d’alta quota. La porzione meridionale del Massiccio del Velino si presenta con zone quasi desertificate; la ragione di questa mancanza di vegetazione deve essere ricercata nella pratica di attività connesse alla pastorizia, al tagli dei boschi e al prosciugamento del Lago del Fucino (seconda metà del XIX secolo) con tutte le alterazioni climatiche che ha comportato: come, per esempio, la determinazione di un clima più continentale. Il secondo, che è alto 2348 m.s.l.m., è caratterizzato da un grande piano calcareo la cui sommità termina in una lunga cresta, di circa 20 chilometri. Il massiccio si presenta con due diversi versanti: quello di nord-est acclive e ricco di valloni e canali, come Valle Lupara e Valle Inserrata, meglio nota come Canalone Majori, che scendono alle pendici dei piani carsici e fanno da terrazzamento alla media Valle dell’Aterno e, in parte, alla conca della Valle Subequana; il versante di sud-ovest scende più dolcemente con valli, vallette e prati verso il Fucino incontrando la Valle d’Arano e le splendide Gole di Aielli-Celano. I due massicci hanno esigui corsi d’acqua superficiali a causa della natura carsica e permeabile dei loro suoli. Tra i due massicci si trovano numerose conche intermontane, come la Valle dell’Aterno, o piani carsici, come l’Altopiano delle Rocche, i Piani di Pezza, i Prati del Sirente e i Piani di Iano. I massicci sono entrambi legati a fenomeni geologici di linee di fratturazione. Nel Pliocene le conche erano occupate da bacini, che si svuotarono in seguito a fratture tettoniche e all’apertura di gole. La natura geologica dell’area è principalmente carbonatica: con calcarei organogeni del Cretaceo, potenti spessori dei detriti di falda, molasse miocenica, i terreni recenti del Quaternario sono, però, quelli che meglio caratterizzano la struttura morfologica del territoriali depositi alluvionali sono dovuti agli antichi bacini idrici di origine glaciale, che in tempi geologici diventarono piani d’alta quota. Sono inoltre molto evidenti i fenomeni legati ai grandiosi eventi glaciali; che possono essere spiegati come attività di modellamento del paesaggio dovuta principalmente all’azione distruttiva delle rocce, e a quella costruttiva (trasporto dei detriti morenici): La presenza di numerosi massi erratici, depositi morenici, circhi glaciali e la formazione delle caratteristiche valli a "U". Il fenomeno carsico nel Parco è, inoltre, testimoniato da grotte, doline, inghiottitoi: di particolare interesse turistico e biospeleologico sono le Grotte di Stiffe, adiacenti ai confini del Parco: il Rio Gamberale nasce a Vado Pezza, e dopo aver attraversato l’Altopiano delle Rocche, nei pressi dell’abitato di Terranera (frazione di Rocca di Mezzo), penetra nel suolo nell’inghiottitoio di Pozzo Caldaio a 1253 m.s.l.m., per riaffiorare nelle Grotte di Stiffe a 661 m.s.l.m., con un percorso ipogeo di 2600 metri; all’interno delle grotte, si possono osservare laghetti, cascate, alte anche 20 metri, oltre alle suggestive stalattiti e stalagmiti. E’ sempre un torrente, il Foce, ad aver scavato il canyon delle Gole di Aielli-Celano, che si snodano dalla Valle d’Arano, nel Comune di Ovindoli, verso la Piana del Fucino, con un percorso di 5 chilometri e un dislivello di 600 metri, con pareti ripide e alte anche decine di metri, scavate e modellate dall’erosione fluviale del torrente nei calcarei mesozoici.


da: Risorse naturali nel Parco Regionale Sirente-Velino
Sintesi: Archivio Documentazione Ente Parco

 

ph. A. Vescovo
Sezione LifeNatura a cura di Indeent