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Frumento tenero Solina

Zone di collezione: Castelvecchio Subequo, Castel di Ieri, Tione degli Abruzzi, Rocca di Mezzo.

Descrizione
Pianta a portamento tendenzialmente prostrato a fine accestimento, di taglia elevata. Si tratta di un frumento tenero con spighe aristate e di media lunghezza, di colore prevalentemente bianco a maturazione con presenza sporadica di spighe rosse. Molto resistente al freddo e costante nelle produzioni.

Epoca di raccolta e maturazione
E' una varietà ad habitus invernale, a ciclo lungo con maturazione tardiva; la raccolta può avvenire anche alla fine di luglio.

Utilizzo
La farina di Solina oggi, così come in passato, è prevalentemente utilizzata per la panificazione.
Interessante è l'estensibilità dell'impasto che permette una buona lavorabilità anche a mano, considerando che nelle zone di coltivazione è ancora in uso la preparazione del pane in casa. Le buone caratteristiche qualitative della farina, gusto e lavorabilità, sono tra le motivazioni che hanno favorito la conservazione di questa varietà.
Un aspetto da tenere in considerazione è anche la sua straordinaria rusticità ed adattabilità al clima ed ai terreni delle zone montane, la Solina infatti è in grado di resistere alle basse temperature ed alla copertura della neve anche per periodi prolungati.

Curiosita, Storia e Tradizioni
La Solina è probabilmente la varietà locale più significativa, sia in termini colturali (è ancora coltivata su piccole superfici nelle zone interne da 700 fino 1.300 m s.l.m.), sia in termini di legame con il territorio, di usi e tradizioni. La presenza, infatti, di questo grano nel nostro territorio è già testimoniata da alcuni documenti risalenti al XVI secolo, atti notarili stipulati presso la Fiera di Lanciano in cui si parla di compravendita di grano Solina tra vari commercianti dell'epoca.
Curiosi, ma allo stesso tempo significativi, sono i detti e i proverbi ancora oggi in uso e legati a questa varietà, in particolare a Castelvecchio Subequo si dice: "se je contadine vole jii ajje muline deve sementà la suline" (se il contadino vuole andare al mulino deve seminare la solina).
La farina di Solina viene molto apprezzata per fare "le taccozze" un tipo di pasta fresca impastata senza uova, solo acqua e farina, tagliata a strisce larghe circa 1 cm e piuttosto spesse. Si prepara di solito con sughi di pomodoro, sia semplici sia di carne.
Lo stesso tipo di impasto tagliato più corto e più stretto, quasi a formare delle stringhe a sezione quadrangolare, si usa per fare una minestra di ceci (o fagioli) cotti a parte con un leggero soffritto di aglio e rosmarino, i cosiddetti "quégliéte" (quagliati), e il nome sta ad indicare la sua particolare densità.
La Solina, con l'aggiunta di patate lesse entra nella preparazione del pane delle zone interne dell'Aquilano conferendogli un particolare gusto ed una precisa riconoscibilità. Si può dire che per le persone più anziane o comunque per chi ne ha conosciuto il gusto, questo sapore costituisce il punto di confronto, stratificato nella memoria ancestrale, con qualsiasi pane "moderno".
La farina di Solina tipo 1 (bianca ma non troppo) si usa anche per fare dolci, in particolare le pizze di Pasqua con l'anice e le "pagnotte di S. Agata" (sia dolci che salate), le "ferratelle" che sono delle cialde a stampo in uso in tutta la provincia dell'Aquila. Di solito lo stampo porta incisioni di limitata profondità e produce per questo una cialda piuttosto sottile e friabile.
Talvolta veniva inciso al centro dello stampo il monogramma della famiglia o le iniziali della proprietaria, entrando in tal modo a far parte del corredo da sposa. Questo strumento viene trasmesso da una generazione all'altra andando rappresentare un ulteriore elemento identitario.

Localizzazione: nell'area del Parco Sirente Velino

Frumento tenero Solina
(foto di: Parco Naturale Regionale Sirente-Velino)
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