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Santa Maria in Valle Porclaneta: uno scrigno di storia

( Rocca di Mezzo, 18 Febbraio 2016 )

La chiesa d Santa Maria in Valle Porclaneta a Rosciolo dei Marsi, ospita al suo interno due splenditi capolavori in stucco, un ciborio ed un ambone, di una bottega di lapicidi i cui nomi sono Ruggero suo figlio Roberto e Nicodemo. Sappiamo i loro nomi in quanto, caso insolito per l'epoca, hanno firmato le loro opere.Tra il 1150 e il 1166 gli stessi autori hanno creato degli altri cibori e amboni pressoché identici a Santa Maria del Lago a Moscufo , a Santo Stefano a Cugnoli e a San Clemente al Vomano.
Siamo di fronte ad una vera e propria bottega i cui caratteri originalissimi sono inconfondibili. Uno degli elementi caratteristici è la soluzione dei sostegni non più architravata ma aperta da archi gemini o trilobi che donano particolare eleganza all'insieme.
Autentica rarità nei pulpiti di questo periodo è la presenza di scene figurate quali le storie del profeta Giona raccontate con dovizia di particolari in due pannelli sul parapetto della scala d'accesso, Sansone che lotta con il leone e Davide contro l'orso, la danza davanti a Davide. Altre figure completano la decorazione e sono i quattro maestosi simboli degli Evangelisti posti a due a due aggettanti sui lettorini (in parte rovinati a Rosciolo)ed altri personaggi portanti il calice o il turibolo oppure un libro. L'insieme di questi elementi, il tipo di tecnica usata, creano degli "oggetti " d'arte unici . La bottega di Ruggero produce delle opere apolidi o meglio cosmopolite.Non si riconoscono in esse elementi tali da permettere il loro inserimento in una ben precisa area geografica o culturale.Esse rappresentano un intreccio di influssi e correnti diverse. Per capire meglio la loro origine basterà spostare l'ottica sulla analisi dei singoli elementi per trovare dei modelli precisi nel campo della miniatura, degli avori e nell'architettura stessa. Il loro aspetto insolito è dato non dalla loro monumentalita ma dalla monumentalizzazione di un lavoro di miniatura. L'estraneità all'Abruzzo degli elementi presenti in tali opere farebbe pensare ad una bottega non originaria della regione che per i riferimenti  così diversi, si sia formata o abbia avuto contatti nell'ambito di  quel centro di scambio e di cultura che era l' Abbazia di Montecassino . Il lavoro d' equipe occorso per la ricostruzione dell'Abbazia, attuata da Desiderio tra il 1066 e il 1071 ha certo favorito il contatto  e il reciproco influsso tra architetti lombardi, decoratori musulmani o bizantini e soprattutto la diffusione della queste culture dell'Italia centro meridionale di cui l'Abruzzo rappresentava la punta piu settentrionale. (Dalle comparazioni effettuate possiamo formulare l' ipotesi sull'origine normanna dei tre lapicidi e sulla loro formazione avvenuta quasi sicuramente nell'Italia meridionale della  prima meta' del Xll secolo ancora fortemente intrisa dell'esperienza e della cultura di Montecassino e della sua produzione artistica cosi eclettica e cosmopolita.
Questo particolare insieme di influssi, unito all'aperta e stimolata sensibilita di Ruggero, Roberto e Nicodemo, hanno creato i due cibori e i tre amboni che per la loro originalita' e curiosita' sono da considerarsi delle  autentiche opere  d'arte nel panorama dell' arredamento liturgico delle chiese italiane della prima meta' del 1100) (fonte C. Caselli)

S. Maria in Valle Porclaneta
S. Maria in Valle Porclaneta
 
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